martedì 5 giugno 2012

Sacro terrore

Negli scorsi mesi si è fatto un gran parlare di Holy Terror, nuovo lavoro a fumetti di Frank Miller (da sempre uno dei miei autori preferiti) rapidamente sbarcato anche in Italia, con il titolo di Sacro terrore, per la Bao Publishing.


Partiamo dalle note positive. Per la prima metà della storia, Miller si è evidentemente impegnato (con successo) per offrire soluzioni grafiche di un certo impatto (grazie a tavole da cui il nero è stato grattato via per ricavare le sagome, come si può notare dall'immagine qui sotto) e anche alcuni passaggi narrativi piuttosto interessanti dal punto di vista tecnico. In queste pagine l'autore americano sembra aver infatti voluto riprendere il discorso artistico messo da parte per realizzare 300 e l'ultimo Sin City ("All'inferno e ritorno"), tornando a sperimentare con il bianco e nero e inserendo solo poche macchie di colore con una funzione iconica e narrativa, più che prettamente grafica.
Nella seconda parte, invece, i bianchi e neri si fanno più netti, Miller inizia a risparmiare sugli sfondi, ma la sintesi grafica rimane buona e ricorda molto da vicino quella di José Muñoz (come già in passato, tra l'altro). Meno apprezzabile, ma a tratti ancora piacevole.
Nelle ultime pagine, però, Miller appare ancora più svogliato: gli sfondi scompaiono del tutto, l'alternanza tra bianchi e neri perde sostanza, il tratto è tirato via in maniera eccessiva, i personaggi diventano macchiette parodistiche fuori luogo (e probabilmente il caro vecchio Frank cerca di citare, in modo però troppo approssimativo, le esagerazioni anatomiche di Jack Kirby) e l'utilizzo del colore diviene un inutile formalismo.


La scelta del formato orizzontale, sebbene permetta all'autore di sbizzarrirsi con inquadrature particolarmente ardite, sembra più un vezzo che una reale necessità. Se per 300 funzionava molto bene, visto che riusciva a dare profondità scenica alla schiera di soldati spartani impegnati in battaglia, qui sembra non avere davvero alcun senso.
A livello narrativo, poi, la storia manca del tutto di pathos e di drammatizzazione (e anche di una trama vera e propria, a dirla tutta). E' solo un grosso pretesto per fare propaganda anti-musulsumana, così come la storia era stata effettivamente presentata. E i dialoghi, asciutti come nella tradizione hard boiled tanto cara a Miller, risultano però sciatti, a eccezione di una o due occasioni, come quella della tavola qui sotto (in italiano il testo è diventato "Ci diamo alla diplomazia postmoderna"... e se questo è il meglio...).


Insomma, nonostante le pessime opinioni che mi erano giunte dagli States e non solo, ho voluto tastare di persona quale fosse la situazione di questo Frank Miller. Perché mi sembrava che l'attenzione fosse stata eccessivamente riposta sull'idea (ridicola, in ogni caso) di realizzare un'opera fascistoide, razzista, di propaganda, più che su forma e sostanza. Purtroppo, però, devo accettare con profonda mestizia che Sacro terrore è davvero una grossa schifezza, che brilla solo a tratti (e neanche tanto).
Non sminuisce ovviamente quanto di eccellente Miller ha fatto in passato, ma di sicuro getta un'ombra oscura sulla possibilità di leggere suoi nuovi capolavori (ero troppo ottimista anche prima, lo so).
So long, Mr. Miller.

Nessun commento: