giovedì 16 maggio 2013

Fedele alla linea

Approfittando della Festa del cinema, sono andato a vedere il documentario di Germano Maccioni sul tanto discusso Giovanni Lindo Ferretti, leader e cantante dei CCCP e dei CSI, gruppi che hanno influito molto sulla mia formazione, musicale e non solo. Un uomo tanto apprezzato in passato ma che ultimamente mi è parecchio scaduto a causa delle sue dichiarazioni sull'aborto e su altri temi "etici" da militante della chiesa cattolica (e reazionario) quale sembra essere diventato.
Visto quanto le sue canzoni hanno significato per me, un'occasione ho voluta darla a questo Fedele alla linea. E devo ammettere di essere rimasto parecchio soddisfatto.


Innanzitutto perché si tratta di un documentario realizzato molto bene. Commovente, nel suo insieme. Bucolico, per la maggior parte del tempo. Sobrio, nella sua voglia di mettere in luce un uomo apparentemente contraddittorio e mai banale. E poi ho capito anche una cosa fondamentale. In mezzo a discorsi su cavalli, famiglia, musica e pastorizia, il tema della religione ha una forte coerenza. Si tratta pur sempre di convinzioni personali, spesso campate in aria, quasi sempre opinabili e a volte ingiustificabili, ma coerenti con il personaggio e con l'uomo (che in Ferretti coincidono fortemente). Insomma, se ne può discutere, ma quel "Fedeli alla linea" dei primi anni Ottanta sembra essere diventato il manifesto programmatico di tutta l'intera esistenza di quest'uomo, ed è stato giustamente adattato a titolo di questa semi-biografia. Non è detto poi che questo sia necessariamente un pregio, sia chiaro. Sto solo dicendo che ora mi sembra tutto più lineare.
Al di là di tutto, comunque, per quanto mi riguarda, in primo piano rimane pur sempre la musica. E quando, dopo pochi minuti, è partita In viaggio (tratta da Ko de mondo, uno degli album che più ho consumato in vita mia), mi sono fatto cogliere dalla pelle d'oca.


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