L'altro giorno sono andato in edicola per comprare il trentesimo volume de La Grande Dinastia dei Paperi e tra i fumetti della Disney ho trovato un volume intitolato Paperolimpiadi. Tornando con la memoria a una storia omonima che avevo letto da bambino, nel 1988, e di cui avevo cercato invano per anni un'edizione in volume di qualche tempo fa, l'ho preso freneticamente in mano e sono corso all'indice, solo per scoprire che, in effetti, all'interno c'era proprio quella magnifica storia di Romano Scarpa! Ovviamente l'ho preso al volo e me lo sono divorato nel giro di un paio di serate (neanche tanto afose, rispetto alla media stagionale).
Temevo di poterne rimanere deluso, come spesso mi è capitato nel rileggere cose che invece da bambino mi erano sembrate grandiose, ma per fortuna non è stato così. La storia infatti, ambientata durante le Olimpiadi di Seul del 1988, è eccezionale, ben scritta e dai contenuti veramente sorprendenti. Non è infatti la classica storia a sfondo sportivo con Paperino che tenta di fare l'atleta pur non essendone in grado. E' piuttosto una lunga avventura nella quale intervengono numerosi personaggi (compresi Topolino e Sgrizzo Papero, di cui mi ero completamente dimenticato), ricca di inserti fantascientifici, sentimentali e addirittura "politici" (nel senso ampio del termine), una cosa che oggi sarebbe probabilmente impensabile per una storia pubblicata sul settimanale più celebre della Disney. Un intero capitolo della saga è infstti dedicato alle vicende storiche che hanno portato alla separazione tra le due Coree e le conseguenze che ne sono derivate. L'argomento è trattato ovviamente con un taglio umoristico, ma in maniera comunque "colta", non da bambini decebrati (e da "conservare" inconsapevoli sotto vetro) come sembrano voler (anzi, dover) fare gli autori contemporanei.
Certo, c'è anche da dire che questa storia è di Scarpa, che, secondo me, tra gli autori Disney è secondo solo al grandissimo Carl Barks, ma le atmosfere di questa storia sono perfettamente in linea con quella di tutte le altre storie (o quasi, ovviamente) pubblicate sul settimanale fino ai primi anni '90, quando le vendite superavano il milione di copie. Invece oggi la qualità sembra non pagare (anche la schifezza, in realtà, se si pensa a quante poche centinaia di migliaia di copie venda oggi Topolino), come dimostra anche la recente, infausta, chiusura della testata Zio Paperone.
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