"Quali sono i libri che ti hanno cambiato la vita?"
Mi è capitato spesso di trovarmi davanti a questa domanda, che considero un po' esagerata. I libri secondo me possono cambiare solo la vita di chi li scrive, in caso di successo. Però perlomeno possono segnarti la vita, o almeno una fase di essa.
Un libro che ha decisamente segnato la mia adolescenza è stato Il giovane Holden. Quando l'ho letto per la prima volta, mi sono ritrovato molto nel suo protagonista, alla disperata ricerca del suo posto nel mondo, in bilico tra l'adolescenza e l'età adulta. Holden, con il suo forte idealismo e la sua profonda inadeguatezza, era un vero e proprio eroe di tutti i giorni per me, a quel tempo.
Il libro poi l'ho riletto più e più volte, appassionandomici ogni volta come la prima, forse a causa del fatto che in fondo non riesco ad abbandonare del tutto l'adolescenza per lanciarmi nella mia vita da adulto (se ci fosse uno psicologo, probabilmente mi direbbe che in fondo la mia è solo paura, ma non è il caso di stare a puntualizzare).
Dietro tutto questo, poi, c'era la curiosità verso il suo autore, J.D. Salinger, personaggio (anzi, anti-personaggio) schivo e scostante, in fuga dal mondo e dai suoi clamori, che ha raggiunto l'apice per poi scomparire dalla scena. Il sogno della mia vita è sempre stato quello di riuscire a fare altrettanto.
Io sono tra quelli che ritengono importante conoscere almeno per grandi linee l'autore per poter affrontare al meglio la lettura di un romanzo (sono dell'opinione che tutto ha un perché, nulla nasce dal caso), quindi ero informato su quel poco che si sapeva della vita privata e non sono rimasto sorpreso di apprendere della sua morte, come invece è accaduto ad altri, che al contrario lo ritenevano morto da tempo.
Ora però non mi lancerò in luoghi comuni come "Salinger vivrà per sempre nei suoi libri" o "se ne vanno sempre i migliori", perché, dopotutto, non potrò mai rimpiangere uno scrittore che aveva smesso di scrivere già molti anni prima della mia nascita, soprattutto non potrò mai rimpiangere i libri che "non ha avuto il tempo di scrivere", perché non esistono.
Però continuerò (probabilmente per sempre) a chiedermi dove vanno le anatre del laghetto di Central Park durante l'inverno, quello sì.
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