giovedì 10 novembre 2011

Lo strano intreccio tra David Hajdu e Michael Chabon

Questo è un post che avrei voluto scrivere diversi mesi fa, prima dell'estate, e che forse ora risulterà un po' datato, anche perché si parla di due libri che ho letto anche con un po' di ritardo sull'uscita (di alcuni mesi il primo, di diversi anni il secondo). Due libri totalmente diversi tra loro, ma che casualmente letti uno dietro l'altro hanno dimostrato di avere qualcosa di evidente in comune.
Il primo di questi due testi è un saggio storico scritto da un critico musicale (e professore universitario) del New Jersey, David Hajdu, e si intitola Maledetti fumetti! (l'edizione italiana, curata da Marco Pellitteri, è stata edita da Tunué). Tramite l'analisi di documenti e la raccolta di interviste (per lo più realizzate di prima mano), Hajdu ricostruisce la storia del fumetto americano tra gli anni Quaranta e Cinquanta, in cui ci fu l'ascesa e, in rapida successione, anche il declino di un tipo di fumetto, horror o poliziesco, alternativo a quello supereroico che aveva caratterizzato la Golden Age. Declino dovuto alle campagne denigratorie contro i comic book, che in molti ritenevano potessero plagiare le menti dei giovani lettori.


In particolare, quindi, si parla dell'epopea della EC Comics di William Gaines, che diede spazio alla creatività dei migliori autori dell'epoca: Harvey Kurtzman in primis, ma anche Al Feldstein, Joe Orlando, Wally Wood e tanti altri.
Anche se più di qualche informazione presente nel libro era già nota, questo saggio è fondamentale perché fornisce numerosi retroscena inediti e allo stesso tempo offre un'analisi dettagliata, approfondita e organica dell'argomento. E mi ha letteralmente conquistato, anche perché è scritto talmente bene da risultare appassionante come un romanzo, con gli autori di fumetti come ineluttabili protagonisti. Del resto, poi, le vicende raccontate forniscono un interessante punto di vista sulla società americana dell'epoca, già segnata dalla caccia alle streghe del senatore Joseph McCarthy, di cui queste furono una "antipatica" estensione.
Il secondo "tomo" di cui voglio parlare è, invece, proprio un romanzo, costruito su diversi livelli di lettura, uno dei quali, quello delle vicende storiche, talmente approfondito da dare al tutto la valenza di un saggio. Mi riferisco a Le fantastiche avventure di Kavalier e Clay, del romanziere americano Michael Chabon (uscito in diversi edizioni, io ho letto quella pubblicata nel 2009 da Rizzoli sotto l'etichetta BUR, di cui potete vedere la copertina qui sotto).


La storia è incentrata su due talentuosi autori di fumetti, Josef Kavalier e Samuel Klayman (meglio conosciuto come Sammy Clay), costruiti un po' su Will Eisner, un po' su Stan Lee, un po' su Jack Kirby e un po' su altre personalità, pur mostrando caratteri originali. Il romanzo prende inizio nel 1938, anno della prima pubblicazione di Superman, e attraversa tutta la Golden Age del fumetto, fino ad arrivare al 1954, alla campagna contro i fumetti dello psichiatra Fredric Wertham e alla commissione di Estes Kefauver. Ed è proprio lì che il romanzo di Chabon si intreccia con il saggio di Hajdu: Kavalier e Clay sono personaggi fittizi, ma potrebbero bensisimo essere alcuni degli autori protagonisti delle vicende reali descritte minuziosamente dal secondo.
Chabon, da evidente appassionato di fumetti, scava nelle radici ebraiche del fumetto americano e si diverte a utilizzare alcune note personalità di questo mezzo artistico come personaggi secondari o anche solo mere comparse, da Joe Simon a Martin Goodman, fornendo consistenza storica alle vicende raccontate. Talmente tanta consistenza, che il libro si è aggiudicato nel 2001 il premio Pulitzer per la narrativa.
C'è poi da considerare che Chabon sembra avere sempre in testa i fumetti: il suo stile è particolarmente descrittivo (come per una sceneggiatura) e i vuoti (di tempo) tra un capitolo e l'altro ricordano lo spazio bianco tra le vignette, in cui è il lettore a doverci infilare in modo inconscio il collegamento tra di esse.


Tanto per chiudere con un altro collegamento tra Chabon e i fumetti, come potrete notare dall'immagine qui sopra, la prima edizione italiana di Le fantastiche avventure di Kavalier e Clay esibiva in copertina un disegno di Leo Ortolani, il creatore di Rat-Man, in pieno stile kirbyano.
Immagino che sia inutile aggiungere, in definitiva, che consiglio la lettura di entrambi i libri.

venerdì 4 novembre 2011

This Must Be the Place

Non dico che sia un brutto film, anzi. Tecnicamente è forse ineccepibile (per quel poco che ne posso capire io) e al centro di tutto c'è uno Sean Penn straordinario come sempre, in grado di reggere benissimo l'intero film sulle proprie spalle. Però a fine proiezione ero decisamente perplesso.


Non so spiegare bene perché. Semplicemente This Must Be the Place non mi ha lasciato nulla. Forse perché tra i vuoti che Paolo Sorrentino è bravissimo (come al solito) a dirigere, non ho trovato nulla di coinvolgente. Forse perché i personaggi di contorno, che dovrebbero contribuire a definire il protagonista e a dare vigore alla trama, sono troppo fugaci.
La colonna sonora di David Byrne, però, è splendida.